Saggio di una determinazione dell’ altezza media de’ continenti. Memoria letta all’ Accademia delle Scienze di Berlino dal signor di Humboldt. Tra gli elementi numerici da cui sembrano più specialmente dipendere i progressi della geografia fisica, ve ne ha uno la determinazione del quale non è stata neanche finora tentata. Il pregiudizio che pareva dominante di esservi impossibilità di giungere a siffatta determinazione, è forse stato la cagione principale per cui si è trascurato cotesto soggetto. Intanto la estensione delle nostre conoscenze orografiche, del pari che il perfezionamento delle carte rappresentanti estesi tratti di terreno, mi ha determinato, dice il sig. Humboldt, ad int raprendere da qualche anno un lavoro penoso e sterile in apparenza, il fine di cui è la cognizione approssimata dell’ altezza media de’ continenti e la determinazione dell’ altezza del centro di gravità del loro volume. In questa eircostanza siccome in altre molte, tali che le dimensioni del globo, la distanza probabile delle stelle fisse, la temperatura media de’ poli terrestri o dello strato atmosferico superiore al marino livello, la valutazione della popolazione generale del globo si perviene a de’ numeri limiti tra’ quali debbono rinvenirsi i risultati. Similmente solo mercè la perfetta conoscenza della superficie geometrica ed ipsometrica di una contrada, della Francia p. e, si è potuto venire ad estendere per analogia talune conclusioni ad una gran parte della Europa e dell’ America, e cosi ci è stato permesso di stabilire de’ dati numerici i quali, in questi ultimi tempi, sono stati compiuti in un modo cotanto soddisfacente per l’ Asia centrale ed occidentale. Bisoguava ancora raccogliere colla massima cura le determinazioni astronomiche dell’ altezza de’luoghi per istabilire, in sino a 300 o 400 metri di altezza assoluta, i limiti tra i versanti delle montagne e gli orli delle vallate. Ho da lungo tempo dimostrato la possibilità di una simile determinazione de’limiti, e del confronto che ne dipende; ho dedotto l’ estensione superficiale de’ piani e delle parti orizzontali ed appianate delle montagne nelle mie ricerche geognostiche sull’ America australe, regione della terra per la quale la lunghezza della immensa muraglia che forma la cordigliera delle Ande e le masse sollevate del Parime e del Brasile era si scorrettamente limitata e circoseritta sopra tutte le carte. Difatti una generale tendenza delle rappresentazioni grafiche consiste a dare alle montagne maggior larghezza che non ne hanno in realtà, ed anche nelle porzioni piane a mischiare gli alti piani de’ diversi ordini gli uni con gli altri. Il sig. di Humboldt pubblicò nel 1825 due memorie inserite fra quelle dell’ Accademia delle seienze di Parigi, le quali hanno per oggetto l’altezza media de’ continenti, la valutazion del volume de’ canti di sollevamento delle montagne paragonati alla estensione della superficie delle regioni basse. Un asserzione di Laplace nella Mecc. cel. (to. V., lib. XI, cap. 1, pag. 3) aveva dato luogo a quelle ricerche. Questo grande geometra aveva posto in principio che l’accordo notevole tra i risultati delle sperienze fatte col pendolo e lo schiacciamento della terra il quale deducevasi tanto dalla misura trigonometrica de’ gradi del meridiano che dalla ineguaglianza lunare forniva una pruova « che la superficie dello sferoide terrestre sarebbe presso a poco quella dell’equilibrio, se questa superficie divenisse fluida. Da ciò e da che il mare lascia allo scoperto de’vasti continenti, si conchiude ch’ esso dev’ essere poco profondo, e che la sua profondità media è dell’ ordine stesso dell’ altezza media de’ continenti e delle isole al disopra del suo livello, altezza la quale non eccede 1000 metri» (o 3073 piedi parigini, val dire soltanto 465 piedi meno del Brocken-Gipfel, secondo il sig. Gauss, o un poco più delle maggiormente alte montagne della Turingia.). Più in seguito Laplace aggiunge: «Quest’ altezza è adunque una piccola frazione dello eccesso del raggio equatoriale su quello del polo, eccesso il quale supera 20,000 metri. Egualmente che le alte montagne ricoprono alcune parti de’ continenti, possono del pari esservi grandi cavità nel bacino de’ mari; ma è cosa naturale il pensare che la profondità loro sia minore della elevazione delle alte montagne, dovendo alla lunga riempirsi queste grandi cavità co’depositi de’ fiumi e con le spoglie de’ marini animali.» «In grazia delle conoscenze profonde ed estese che possedeva al più alto grado l’autore della Meccanica celeste, un’ asserzione di tal natura era tanto più sorprendente ch’ ei non poteva ignorare come l’ alto-piano più elevato della Francia, quello sul quale son sorti i vulcani estinti dell’ Alvergna, non s’ innalza, secondo Ramond, a più di 1044 piedi, e che il grande alti-piano iberico non è, giusta le mie misure, a più di 2100 piedi al disopra del livello del mare. Laplace non ha dunque stabilito il limite superiore a 1000 metri, che per aver egli considerato la estensione e la massa de’ sollevamenti di montagne siceome assai più considerevole di quel che non sono, ch’ egli ha confuso l’ altezza de’ picehi isolati o punti culminanti con l’ altezza media delle creste di montagne, ch’ egli ha ritenuto per la profondità media de’ mari una cifra troppo debole, non avendo nel tempo suo ritrovato alcun dato a questo proposito, ed avendone egli conchiuso il repporto di estensione di superficie (in miglia quadrate) per tutti i continenti con la estensione della projezione delle superficie coperte dalle montagne.» Un calcolo esattissimo ha fatto vedere che la massa della catena delle Ande, nell’ America del sud, a dipartirsi da tutta la parte delle pianure orientali de’ pampas e delle foreste, parti la superficie di cui è maggiore di 1/3 che quella d’ Europa, non è alta più di 486 piedi. Il sig. di Humboldt ne conchiudeva «che l’ altezza media delle terre continentali dipende assai meno da queste linee di eminenze o creste di poca larghezza che traversano i continenti, di questi punti culminanti o coni altissimi che attirano la coriosità del volgo, di quel che non sia dalla configurazione generale degli alti-piani di ordini differenti e dalla loro serie ascendente, da que’ piani dolcemente ondulati e a declivii alternanti che influiscono mercè la massa ed estensione loro sulla posizione di una superficie media, vale a dire sull’ altezza di un piano situato in modo che la somma delle ordinate positive eguagli la somma di quelle negative.» La comparazione che Laplace aveva stabilito nel citato passaggio della Meccanica celeste, tra la profondità del mare e l’altezza de’ continenti, ricorda un passaggio di Plutarco nel XV. ° capitolo della biografia di Emilio Paolo (Ed. Reiskii, tomo. II, pag. 276), passaggio altrettanto più notevole poichè ei fa conoseere una opinione la quale ha dominato generalmente tra i filosofi della scuola di Alessandria. Plutarco, dopo di avere citato una iscrizione che si leggeva sul monte Olimpo, e riferito il risultamento della misura dell’altezza di esso data da Xenagora, soggiunge: «Ma i geometri (probabilmente quelli di Alessandria) credono che non si ritrovi montagna più alta nè mare più profondo di 10 stadii» Non si può elevare dubbio alcuno sulla esattezza della misura fatta da Xenagora, ma si rimane sorpreso veggendo che i filosofi di questa scuola stabilivano nella struttura della terra una eguaglianza perfetta tra le altezze ovvero ordinate positive e negative. Qui non si tratta che del maximum delle altezze e delle profondità, e non già di una altezza media, considerazione la quale rade volte si è presentata allo spirito de’ filosofi antichi, e che, per talune grandezze variabili, è stata applicata in un modo utile all’ Astronomia dagli Arabi. Pure ne’ Meteorologicis di Cleomede (I, 10) incontrasi un’ asserzione conforme a quella di Plutarco, nel mentre che ne’ Meteorologicis del filosofo di Stagira (Arist. Met., II, 2) non considerasi che la influenza della inclinazione del fondo del mare dall’ est all’ ovest sulle correnti. Allorchè cercasi determinare l’ altezza media della elevazione de’ continenti al disopra dell’ attuale livello de’mari, ciò significa che si tratta di trovare il centro di gravità del volume de’ continenti al di sopra di quel livello, ricerca diversissima da quella che consiste a cercare il centro di gravità del volume della massa continentale od il centro di gravità delle masse, atteso che la porzione la quale innalzasi al disopra de’ mari, nella crosta del globo, non è affatto della stessa densità, siccome ce lo hanno dimostrato la geognosia e le sperienze del pendolo. L’andamento del calcolo sempliee è il seguente. Si considera ciascuna catena di montagne siecome un prisma triangolare posato orizzontalmente. L’altezza media de’ colli o passi i quali determinano l’ altezza media della cresta di montagne è l’ altezza del canto del prisma verticalmente al disopra della superficie che costituisce la base della catena. Gli alti-piani sono calcolati come de’ prismi retti per istabilire la solidità loro. A dare un esempio preso in Europa di questo genere di calcolo, il sig. di Humboldt ricorda che la superficie della Francia è di 10087 miglia geografiche quadrate. Secondo il sig. Charpentier, i Pirenei ricoprono 430 di queste miglia quadrate, e, sebbene l’ altezza media delle ereste de’ Pirenei s’ innalza a 7500 piedi, il sig. di Humboldt vi pratica una riduzione, a motivo delle erosioni che si sono effettuate sul prisma supposto coricato, e le quali hanno sopratutto agito per diminuire il volume delle profondi vallate trasversali. L’ effetto dei Pirenei sopra tutta la Francia non è che di 35 metri o di 108 piedi; vale a dire che di questa quantità appunto sarebbe aumentata la superficie normale del piano di tutta la Francia, il quale, mediante il confronto di un gran numero di misure esattissime sopra luoghi posti verso il centro (tali che Bourges, Chartres, Nevers, Tours, etc.), è alto di 480 piedi. Questo calcolo che il sig. di Humboldt ha fatto in comune col sig. Elia di Beaumont, presenta quindi il risultamento generale che segue nelle misure stesse che sono date dall’ Autore: _ _ Tese 1. Effetto de’ Pirenei ..................... _ _ 18 2. Le alpi francesi, il Giura ed i Vosgi, alcune tese di più de’Pirenei, effetto comune. _ _ 20 3. Restano gli alti-piani del Limosino, dell’Alvergna, delle Cevenne, dell’ Aveyron, del Forez, del Morvant, della Costa d’ oro; effetto comune, eguale pressochè a quello de’ Pirenei ........................ _ _ 18 Ora, siccome l’ altezza normale del piano della Fraucia è nel suo maximum di ... _ _ 80 ne segue, che l’altezza media della Francia non eccede ........... _ _ 136,0 piedi 816. Le pianure baltiche, sarmate e russe non sono separate da quelle del nord dell’ Asia che dalla catena meridiana degli Urali. Ed è appunto per questa cagione che Erodoto, il quale conosceva il legame dell’ estremità meridionale degli Urali nel paese degl’Issidoni chiamava Europa tutta l’Asia al nord dell’ Altai. Nella parte limitrofa alle baltiche pianure, vi ha presso al littorale del mare baltico talune masse parziali di sollevamento le quali meritano una particolare attenzione. All’ occidente di Danzica, tra questa città e Bütow, nel punto in cui la riva del mare avanzasi assai verso il nord, esistono molti villaggi posti ad un’ altezza di 400 piedi; dippiù il Thurmberg, la di cui misura ha dato luogo a diverse controversie ipsometriche, elevasi, giusta le operazioni trigonometriche del maggiore Baeyer, a 1024 piedi, ciò ch’ è forse la elevazione massima che siavi tra l’ Harz e l’Urale. È cosa da recar maraviglia come, secondo le misure fatte dal Sig. Struve del punto culminante della Livonia, il Munamaggi, questa montagna non si estolle che di 4 tese di più del Thurmberg della Pomerania; mentre che, da un altro lato, secondo la carta del capitano Albrecht, la profondità massima del mar baltico tra Gothland e Windau non è che di 167 tese, altezza pressochè identica a quella del Thurmberg. Il paese basso esclusivamente europeo, la di cui altezza normale non potrebbesi valutare a più di 60 tese, ha secondo esatte misure nove volte la superficie della Francia. La straordinaria estensione di questa bassa regione è la causa per cui l’altezza continentale media di tutta l’Europa sulle 170000 miglia geografiche quadrate, è di 30 tese al disotto del risultato che noi abbiam trovato per la Francia. Del resto per non intrattenersi più lungamente con numeri, il sig. di Humboldt aggiunge che una considerazione importante nello studio de’fenomeni generali della geologia, è che le masse sollevate sopra degli ampii paesi sotto forma di alti-piani, producono un tutt’ altro effetto sulla elevazione del centro di gravità del volume che le catene delle montagne, allorchè esse hanno la stessa importanza in lunghezza ed in altezza. Nel mentre che i Pirenei producono a pena sopra tutta l’ Europa l’ effetto di una tesa; il sistema delle Alpi, le quali coprono una superficie quasi quadrupla di quella de’ Pirenei, l’ effetto di 3 1/3 tese; la penisola iberica con la sua massa alto-piana compatta di 300 tese, produce l’ effetto di 12 tese. L’ alto-piano iberico agisce dunque sull’ Europa intera quattro volte più del sistema alpino. Questo risultamento de’ calcoli è tanto più soddisfacente poichè desso pare dedursi prescindendo da qualsiasi antecedente ipotesi. Noi abbiamo acquistato in questi ultimi tempi molte nozioni sulla configurazione dell’ Asia. L’ effetto delle masse colossali di sollevamento della meridional parte ritrovasi indebolito, giacchè 1/3 di tutto il continente asiatico, una porzione della Siberia, la quale essa sola sorpassa di un terzo la total superficie della Europa, non aggiunge un’ altezza normale di 40 tese. É questa del pari l’altezza di Orenburgo sul bordo settentrionale del Caspio. Tobolsk non ha neppure la metà di siffatta altezza, e Casan che trovasi cinque volte più discosto dal littorale del mar glaciale di quel che Berlino non lo è dal baltico, appena ba la metà dell’ altezza di questa ultima città. Nello Irtysch superiore tra Buktormensy ed il lago Saysan, in un punto in cui si sta più vicino al mar delle Indie che al mar glaciale, il sig. di Humboldt ha trovato che i piani non toccavano mica gli 800 piedi in altezza; è intanto colà per lo appunto che si è denominato l’ alto-piano dell’ interno dell’ Asia ed il qual sito non ha la metà dell’ altezza delle strade di Monaco al disopra del livello del mare. L’ alto-piano si celebre tra il lago Baikal e la muraglia della Cina (il deserto pietroso di Gobi o Cha-mo), che gli accademici russi sigg. Bunge e Fuss, hanno misurato barometricamente, non ha che un’ altezza media di 660 tese, la quale è presso a poco quella dei Müggelsberg alla sommità del del Brocken; dippiù questo alto-piano ha nel suo mezzo, al punto dov’ è situato Ergi (lat. 45° 31) una depressione a fondo di caldaia il basso della quale discende insino a 400 tese, cioè all’ altezza di Madrid. «Questa depressione, dice il sig. Bunge, in una memoria che non ancora è stata pubblicata, è coperta di Halo e di specie del genere Arundo, e, giusta la tradizione de’Mongolli i quali ci accompagnavano, essa altra volta ha formato un gran mare interno. » I due estremi di questo antico interior mare sono limitati da talune alte spiaggie rocciose, del tutto simili a quelle di un mare ordirario nelle vicinanze d’ Oloubaischan e di Zukeldakan. La superficie del Globo, nelle sue masse di sollevamento uniforme e dal sud ovest al nordovest, è due volte si grande che quella di tutta l’ Alemagna, ed innalzerebbe il centro di gravità dell’ Asia di 20 tese, mentre che l’Himalaya e l’Houen-Lun, il quale prolunga l’Hindou-Kho, con gli alti-piani libetani che ricongiungono l’ Himalaya al Koulen-lun, non produrrebbero che un effetto di 56 tese. Nella disamina del considerevol rilievo tra le piannre dell’Indo e l’ alto-piano depresso di Tarim, il quale dipartendosi da Kaschgar è inclinato all’ oriente verso il lago Lop, fa duopo comprendere con maggior cura il punto vicino al meridiano di Kaylasa e de’ due laghi sacri di Manasa e Ravana-Brada, a partir da cui l’ Himalaya non va più dall’ est verso l’ ovest parallelamente al Kouen-Lun, ma dirigesi dal sud-est al nord-ovest e riuniscesi ai controfforti dello Tsun- Ling. Le altezze dei numerosi passaggi di Bamian infino al meridiano di Tschamalari (24400 piedi) mediante i quali Turner ha guadagnato l’ alto-piano tibetano dell’ H’ Lassa, sono ancora conosciute sopra una lungbezza di 21 gradi in longitudine. La maggior parte di esse hanno con uniformità grandissima 14000 piedi inglesi o 2200 tese, altezza la quale non è punto rara ne’ passaggi della catena delle Ande. La grande strada che il sig. di Humboldt ha percorso da Quito andando a Cuenea, ha per esempio ad Assuay (Ladera de Cadlud) e senza neve un’ altezza di 2428 tese, vale a dire piedi 1400 di più che questo passaggio dell’ Himalaya. I passaggi, siccome è stato detto, danno le altezze medie delle montagne. In una memoria sulla relazione tra le cime elevate o punti culminanti e l’altezza delle catene di montagne, il sig, di Humboldt ha dimostrato che la catena de’ Pirenei, calcolata mercè ventitre passaggi e gole, fosse di 50 tese più elevata della catena media delle Alpi, abbenchè i punti di culminazione de’ Pirenei e delle Alpi stessero tra loro nella ragione di 1 ad 14/10. Siccome i passaggi isolati dell’ Himalaya, per esempio, il Niti-Gate, pel quale si penetra nella pianura delle capre di Cachemire, sono elevati di 2629 tese, il sig. di Humboldt non ha ritenuto per altezza della catena dell’ Himalaya la cifra di 14000 piedi inglesi, ma ei propone di fissarla, sebbene la elevazione sia forse ancora troppo grande, a 15500 piedi o 2432 tese. L’alto-piano de’tre Tubets d’ Iscardo, Ladak e H’ Lassa, è una intumescenza tra due catene che ricongiungonsi. (L’ Himalaya ed il Kouen-Lun). Il viaggio del sig. Vigne nel Baltistan e ’l piccolo Tubet, ch’ è appena pubblicato, il giornale de’ fratelli Gerard, pubblicato da Lloyd, egualmente che i lavori fatti di recente nell’ Indo sull’ altezza relativa delle nevi perpetue sui versanti indiani e tubetani dell’ Himalaya, hanno mostrato che l’ altezza media degli alti-piani tibetani era stata finora molto esagerata. Nella opera sua intitolata Asia centrale di cui sono ancora impressi alcuni fogli solamente del tomo terzo, e la quale sarà accompagnata da una carta ipsometrica dell’ Asia dal Phase in sino al golfo Petcheli, e dalle foci comuni dell’ Ob e dell’ Irtysch insino al parallelo di Delhi, il sig. di Humboldt crede di avere dimostrato, mediante il ravvicinamento di una folla di fatti, che la intumescenza tra l’ Himalaya ed il Kouen- Lun (catene le quali sono i limiti meridionale e settentrionale del Tibet) non s’ innalza in altezza media a più di 1800 tese, ed è, per conseguenza, di 200 tese più bassa che l’ alto-piano del lago di Titicaca. La configurazione ipsometrica del continente asiatico è forse ancora più notabile per le sue pianure e le depressioni sue che per le colossali altezze. Questo continente distinguesi per due principali tratti caratteristici: 1. ° per la lunga serie di catene meridiane, le quali, con degli assi paralleli ma tra di loro alternanti (forse progettati siccome de’filoni), si estendono dal lago Comorino, rimpetto Ceylan, insino alla costa del mar glaciale, con direzione uniforme dal sud-sudovest al nord-nord-ovest, sotto il nome di Ghates, catena Soliman, di Paralasa, di Bolor e d’ Urale. Cotesta situazione alternante delle catene meridiane aurifere (Vigne ha visitato recentemente sul versante orientale del Bolos, nella vallata di Basha, nel Battistan, le sabbie aurifere scavate, secondo i Tibetani, dalle marmotte, e secondo Erodoto, da grandi formiche) ci rivela quella legge che veruna delle catene meridiane or ora nominate, tra 64° e 75° di longitudine, non si estende sulle sue vicine tanto verso l’est, che verso l’ovest, e che eiascuna di queste longitudinali elevazioni non principia a mostrarsi in latitudine che nel punto in cui la precedente sia perfettamente disparsa. 2. ° Un altro tratto caratteristico, e che non si è abbastanza notato nella configurazione dell’Asia, è la continuità di una considerevole elevazione, est ed ovest, tra 35° e 36 1/2 di latitudine, da Takhialoudag, nell’ antica Licia, insino alla provincia Cinese di Houpih, elevazione recisa tre volte dalle catene meridiane (Zagros, nella Persia occidentale, Bolos, nell’ Afghanistan, catena dell’ Assam nella vallata di Dzangho), dall’ovest all’ est di questa catena, dopo del parallelo di Dicearco ch’è nello stesso tempo quello di Rhodes, Taurus, Elbrouz, Hindou-Kho e Kovun- Lun od A. Neoutha. Nel terzo libro della geografia di Eratostene trovasi il primo germe della idea di una catena di monti (Strabone, XV, p. 689 Cas.) che va in modo continuo, e divide l’ Asia in due parti. Dicearco ha scorto il legame che unisce il Tauro dell’ Asia-minore colle montagne coperte di neve dell’ Asia, le quali avevano acquistato tanta celebrità presso i Greci a motivo de’ racconti e delle menzogne di coloro che avevano accompagnato i Macedoni. Si poneva della importanza al parallelo di Rodi ed alla direzione di quella catena indefinita di monti. La clamide dell’Asia doveva trovarsi il più in là sotto di questo parallelo (Strabone, XI, p. 519) e forse un poco più all’est poteva pure, dice Strabone, rinvenirsi un altro continente. Il Tauro e gli altipiani dell’ Asia Minore hanno per la prima volta rivelato ai filosofi greci la influenza dell’ altezza sulla temperat ura. «Anche nelle latitudini meridionali, dice il grande geografo di Amasis (Stra bone, II, p. 73), allorchè egli paragona il clima delle coste settentrionali della Cappadocia con quello delle pianure dell’ Argaios, poste 3000 stadi più al sud, le montagne e tutti i terreni elevati sono freddi, pure quando siffatti terreni sono de’ piani.» Del resto Strabone è il solo fra gli autori greci che siasi avvaluto della parola òροπέδια, piano di montagna (alto-piano). Secondo il final risultamento dell’ intero lavoro del sig. di Humboldt il maximum dato da Laplace come l’altezza media de’continenti sarebbe di troppo considerevole per 2/3. Questo dotto trova, per le tre parti del mondo le quali hanno formato il soggetto de’ suoi calcoli (l’ Africa non presentando ancora documenti bastevoli sotto questo aspetto) gli elementi numerici che seguono: Europa....... 105 tese (205 metri). America boreale.... 117 —— (228 ——). America australe.... 177 —— (345 ——). Asia ....... 180 —— (351 ——). Per la totalità del nuovo continente si hanno 146 tese (285m), e per l’ altezza del centro di gravità del volume di tutte le masse continentali (eccetto l’ Affrica) al disopra del livello marino attuale, 157t; 8 o 307m. Il sig. di Hoff, il quale, in una estensione di 224 miglia geografiche quadrate, ha misurato con una estrema esattezza 1076 punti, la maggior parte nella porzione montuosa della Turingia, opina che sianvi allo incirca cinque altezze per ciascun miglio quadrato, ma che vi si trovino queste inegualmente scompartite. Il sig. di Humboldt ha richiesto il sig. di Hoff, con lo scopo ognora di verificare la ipotesi di Laplace sulla massa de’ continenti, di calcolare l’altezza media delle misure ipsometriche da lui fatte. Questo scienziato ha rinvenuto 166 tese, val dire 8 tese di più del risultamento del sig. di Humboldt. Se ne deve adunque conchiudere che, siccome si è misurato un tratto montuosissimo della Turingia, la cifra di 157 tese o di 942 piedi sia un numero limite piuttosto troppo grande che troppo piccolo. In seguito alla certezza in cui oggidi si è di un sollevamento progressivo e parziale della Svezia (fatto de’ più importanti della geografia fisica, del quale siamo debitori al sig. de Buch) si può supporre che il centro di gravità non rimarrà sempre lo stesso; tuttavolta attesa la piccolezza delle masse che vengono sollevate e la debolezza delle forze sotterranee che agiscono, è cosa presumibile che avendo riguardo alle variazioni, le quali debbono compensarsi in gran parte, siffatto centro di gravità non cangerà molto di posizione al disopra dell’ Oceano; ma una cosa nuova che sembra risultare da’ calcoli numerici di questo lavoro ipsometrico, si è che le minori altezze nel nostro emisfero appartengono alle masse continentali del Nord. Sicchè l’ Europa ha fornito 105 tese, l’America boreale 117 tese. L’ intumescenza dell’Asia tra i 28° e 40° di latitudine compensa l’ effetto sottrattivo delle parti basse della Siberia. L’ Asia e l’ America australe danno 180 e 177 tese. Si legge per dir cosi in cotesti numeri in quali porzioni della superficie del nostro globo il vulcanismo, val dire la reazione dell’ interno all’ esterno, si è fatt o sentire colla maggiore intensità negli antichi sollevamenti.