Delle foreste di Cinchona nell America meridionale, di Alessandro von Humboldt. (Magazin fuer die neuesten entdeckungen in der gesammten naturkunde. Ersten Jahrgangs erstes Quartal.) CAPITOLO I. Si vuole in questo trattato considerare la pianta della Cinchona come oggetto di geografia vegetale. Tra gli scrittori che di essa parlarono, solo la Condamine, Ruiz, Pavon e Zea la videro nel continente dell’America meridionale. Il primo ne diede la descrizione fisica; gli altri, siccome Jacquin e Swartz che la china esaminarono delle isole delle Indie occidentali, e Vahl e Lambert che esemplari secchi descrissero, si sono unicamente occupati della descrizione naturale e della diagnosi botanica. Rimasto quattro anni nell’America meridionale, ebbi occasione di vivere a lungo in paesi in cui queste piante sono indigene. Ne vidimo Bonpland ed io al nord e al sud dell’equatore, nel regno di Nuova-Grenada, tra Honda e Santa Fe de Bogotta nella provincia di Popayan, nel Corregimiento di Loxa, lungo il fiume delle Amazoni nella provincia Jaen de Bracamorros e nella parte settentrionale del Perù. In Santa Fe vidimo la preziosa collezione botanica di Don Jose Celestino Mutis presso cui dimorammo: e in Ispagna dall’editore della Flora Peruviana, a Guayaquil (porto di Quito alle coste del mare del sud) dal sig. Tafalla scolaro di Ruitz, e nella picciola città di Loxa dal regio ispettore delle foreste di china Don Vincente Olmedo, appresimo molte importanti cognizioni, che senza la costoro amichevole comunicazione ci sarebbero per sempre rimaste ignote. Per decidere l’aspra controversia insorta tra Mutis, Zea, Ruitz e Pavon intorno all’identità della così detta vera Cinchona di Uritusinga, sino dal 1638 famosa, e la corteccia febbrifuga color di arancio di Santa Fe nella Nuova-Grenada, o la peruviana Cinchona nitida descritta da Ruitz e Pavon, conveniva visitare la patria di queste tre piante. Ma nessuno de’collitiganti vide il Corregemiento di Loxa, onde ciascun partito con eguale insussistenza avanzava, essere la corteccia febbrifuga più attiva del proprio distretto la vera di Uritusinga. Nel secondo fascicolo delle nostre piante equinoziali abbiamo dimostrato che quest’ ultima, la Cascarilla fina de Loxa è essenzialmente diversa dalla Cinchona Lancifolia Mutis, e da tutte le chine peruviane descritte nella Quinologia di Ruiz, nella Flora Peruviana, e nel supplimento alla Quinologia. Lontani dal voler contendere con questi esimii botanici, vogliamo però lusingarci che il nostro giudizio sarà per meritarsi qualche considerazione, poichè, oltre le selve di china de’ dintorni di Santa Fe, vidimo eziandio quelle di Loxa, le quali dopo Giuseppe di Jussieu, le cui osservazioni non sono state nemmeno pubblicate, dunque da 62 anni, non sono state visitate da verun altro viaggiatore naturalista. Favorito da questa circostanza, cred’io poter parlare con qualche conſidenza di un oggetto cotanto difficile, e da molteplici controversie reso sempre più intralciato. Plantes équinotiales, par Mrs. Humboldt et Bonpland. Troisième livraison p. 39. Sarebbe superfluo ripetere quanto si è favoleggiato intorno alla storia della scoperta delle proprietà medicamentose della china. Taluno vuole che un infermo ne scoprisse l’amarezza, bevendo in un pantano in cui ne erano caduti dei rami; altri che un lione guarito di febbre masticando china, fissasse l’attenzione degli Indiani sopra questa pianta. Lambert nella sua Monografia della Cinchona riunì tutte le opinioni. È certamente comune formola di favole volgari che molte cose imparassero gli uomini dagli animali. Così è voce generale presso gli Indiani, che il Falco Guaco di nuova Grenada, il quale i serpenti assale e combatte (siccome il Falco Serpentarius), loro indicasse l’eccellente contravveleno Vejuco del Guaco, pianta da Mutis descritta, affine alla Mikania, e stata erroneamente scambiata coll’Ayapana del Brasile. Che poi l’indomito gran lione americano, Felis concolor, soffra la febbre è una ipotesi insussistente al pari dell’asserzione degli abitanti della valle pestifera Gualla bamba (presso la città di Quito), i quali mi assicurarono avere gli avoltoj de’ loro contorni (Vultur aura) la stessa malattia. Nella regione in cui crescono le selve di china, è il Felis concolor, amico della calda temperatura, affatto sconosciuto: appena trovasi il gatto Puma, non ancora bene descritto, ch’io vorrei nominare Felis andicola, le petit Lion du Volcan de Pichincha de la Condamine, che noi trovammo sino all’altezza di 2500 tese. A description of the genus Cinchona 1797. p. 39. La storia generalmente ripetuta della contessa Cinchon, vice-Regina del Perù, è dubbiosa assai più che non si crede. Fuvvi certamente un conte Chinchon don Geronimo Fernandez de Cabrera Bobadella y Mendoza dal 1629 sino al 1639 vice- Re di Lima; ed è molto verosimile che sua consorte al ritorno in Ispagna nel 1640 spargesse la prima volta la corteccia febbrifuga in Europa. Il nome pulvis comitissae sembra essere più antico del nome pulvis Jesuiticus ossia pulvis Patrum. Tuttavia non credo, e meco conviene il sig. Olmedo di Loxa, che il Corregidor di Loxa don Juan Lopez de Cannizares , il quale la contessa malata debbe aver curata, ricevesse il rimedio dagli Indiani. In Loxa non solo non esiste tradizione di questo fatto; ma non è neppure verosimile che i popoli originarj d’America scoprissero i primi l’efficacia della Cinchona. Questi al pari degli abitanti dell’Indostan sono inflessibilmente attaccati alle loro costumanze, ai loro cibi e rimedj; e ad essi come in Loxa, Guancabamba e molto lungi all’intorno, l’uso della corteccia febbrifuga è interamente sconosciuto. Nelle profonde e cocenti valli dei monti Catamayo, Rio Calvas e Macara, è malattia comune la febbre intermittente; ma questi abitanti, come quelli di Loxa, di qualunque tribù essi siano, vorrebbero piutsto morire che pigliar china, la quale al pari degli oppiati risguardano come veleno produttore di cancrena. Gl’Indiani usano contro questa malattia la limonata, la scorza aromatica oleosa dei piccioli cedri selvatici, l’infusione carica della scoparia dulcis e di caffè . Appena in Malacates, dove sonovi molti Cascarilleros (scorticatori di china) cominciasi ad avere qualche confidenza per la Cinchona. In Loxa non havvi altro documento che possa dilucidarne la storia della scoperta, oltre l’antica voce tutt’ora sussistente, che i Gesuiti nel segnare, secondo il costume del paese, le diverse specie di piante destinate al tagliamento con denticchiarne la corteccia, scoprissero in questo modo la forte amarezza della Cinchona: e siccome furonvi sempre medici tra i missionarj, è quindi probabile ch’ essi ne esperimentassero l’infusione contra la febbre terzana, malattia endemica di que’ contorni. Questa voce è meno inverosimile dell’asserzione degli scrittori europei, i quali, compresi Ruiz e Pavon, ne attribuiscono la scoperta agl’ Indiani. Nel regno di Nuova-Grenada i naturali del paese nulla decisamente sanno ancora della sua efficacia anti-febbrile. Flora peruviana t. II. p. 2. Tra gl’Indiani in Orinoco, e particolarmente in Atures e Maypure, abbiamo trovato un ottimo rimedio febbrifugo, le frutta de Burro, le frutta cioè di una nuova specie di Uvaria, che descriveremo sotto il nome di Uvaria febbrifuga. Un secolo trascorse prima che si avesse alcuna descrizione botanica della pianta, la cui corteccia formava la polvere gesuitica. L’astronomo La Condamine fu il primo ad esaminarla e descriverla , passando nel 1737 da Loxa a Lima; e ne pubblicò la descrizione nelle memorie dell’accademia per l’anno 1738. Nel 1639 Giuseppe de Jussieu ivi e ne’ dintorni di Zaruma raccolse molte piante, che sono tutt’ora conservate nell’erbario che porta il suo nome in Parigi, e che noi abbiamo paragonate colle nostre ivi, appunto sessant’anni dopo raccolte. Tra queste trovossi la Cinchona pubescens da Vahl descritta come nuova, la quale però, siccome dimostreremo in appresso, è la prima Cinchona officinalis del Sistema naturae di Linneo secondo la dodicesima edizione. Nel 1743 tornò La Condamine in Loxa, d’onde, siccome noi nel 1802, passò a Tomependa e verso il fiume delle Amazzoni. Fece in quest’occasione il primo ed ultimo esperimento abbastanza singolare di portare in Europa tronchi delle piante giovani e vivi. Ma, dopo averli custoditi colla maggiore sollecitudine in una navigazione di 1200 leghe per lo spazio di otto mesi, incappò presso il cap d’Orange al nord di Parà in un enorme flutto che sommerse il naviglio. Voyage à l’Équateur pag. 31, 75, 186, 203. Lungo tempo rimasero i botanici senza conoscere altra specie di Cinchona, oltre quella detta officinalis da Linneo, nella cui descrizione egli senza avvedersene accoppiò la nostra C. condaminea a la C. cordifolia Mutis: imperocchè l’esemplare mandatogli da Santa Fe era china gialla, onninamente diversa dalla china disegnata, per verità imperfettamente, da Condamine. Jacquin scoprì la seconda specie, la C. caribea; finchè nuovi viaggi alle isole delle Indie occidentali, al mare del Sud e alle Indie orientali ne moltiplicarono il numero; restando però le più benefiche del continente dell’America meridionale le ultime a conoscersi. Dal 1638 al 1776 rimase in commercio la sola china del Corregimiento de Loxa e dei vicini dintorni. La Condamine fa menzione della china di Riobamba e Cuenca nella provincia di Quito, e di quella di Ayavaca e Jaen de Bracamorros. Ma non conobbe la china delle parti interne del Perù (intorno Huanuco e nella provincia La Paz), nè quella del regno di Nova-Grenada. E l’opinione generale, che al nord dell’ equatore, cioè nel nostro emisfero, non si trovasse china sarebbe più a lungo durata se il caso non avesse guidato il Superintendente general de Moneda de S. Fe, Don Miguel de Santistevan, da Popayan a Santa Fe de Bogota nel ritornare in Ispagna. Benchè non avesse che poche cognizioni botaniche, riconobbe tuttavia alla fisonomia, cioè al semplice habitus, le piante di china da Loxa sino al 2 [Formel] ° di latitudine settentrionale; e in un progetto risguardante il commercio di questa corteccia (estanco de cascarilla) indirizzato nel 1753 al Vice-Re marchese di Villar soggiungeva espressamente d’aver trovate piante di china non solo tra Loxa e Quito, cioè a levante di Cuenca presso i villaggi Paute e Gualasco, al nord di Riobamba, alla pendìo di Chimborazo presso Angas e alla Cuesta de S. Antonio, ma ancora tra Quito e Santa Fe, dovunque il terreno avea l’eguale elevatezza di Loxa, cioè 800 tese sopra il livello del mare. Quest’ altezza di Loxa è secondo le recenti dimensioni e l’antica di la Condamine almeno minore di 250 tese: pure l’ottima osservazione sulla media altezza, a cui sempre si trova la Cinchona al pendio dei monti, è tanto più reflessibile, quanto che i naturalisti di que’ tempi non solevano prestar grande attenzione alla geografia delle piante e all’elevazione del luogo. È similmente degno di osservazione, che quantunque Santistevan, secondo notizie in iscritto ch’io mi sono da lui procurate, parli in generale delle piante di china tra Quito e Santa Fe; pure nella citazione de’ luoghi, egli dice di aver scoperto questo prezioso prodotto solamente nella valle del Rio Tuanambu al nord di Pasto, nelle selve di Beruecos e presso Popayan (al periglioso passo dell’Andes detto Guanacas, tra il villaggio di questo nome e il Sitio de los Corrales). Voyage de la rivière de l’Amazone p. 25. A questo stato erano le cognizioni della Cinchona al nord dell’equatore sino al 1772. Tutta la china che si trovava in commercio era di Loxa, Cuancabamba e Jaen, fors’anco di Riobamba e Cuenca; e veniva esportata dai porti del mare del Sud. La scoperta appena fatta della stessa pianta nelle provincie Pasto e Popayan restò infruttuosa. Nel 1772 Don Jose Celestino Mutis trovò china all’intorno di Santa Fe, e d’allora in poi ebbe Europa di questa corteccia che non proveniva dal Cap Horn, ma da Cartagena de Yndias a Cadice. Mutis era stato dodici anni antecedentemente nel regno di Nuova-Grenada. Scorse due volte a cavallo le foreste tra Guaduas e Santa Fe, dove le piante di china sono circondate dalle belle quercie di Grenada. La varietà dei vegetabili che l’occhio sorprende del Botanico in questi paesi, e la lunghezza dei tronchi delle piante sotto i tropici, i quali le foglie e i fiori nascondono, hanno fatto sì, che egli non iscoprisse la Cinchona se non nel 1772, in cui la trovò fiorita. Questo bravo naturalista è nativo di Cadice; studiò tre anni in Madrid, e seguì nel 1760 per amore della botanica, in qualità di medico, il Vice-Re Don Pedro Mesia de la Cerda a Santa Fe. Visse lungo tempo nei Circoli di Pampelona e de la Montuosa, nome che Linneo, a grande meraviglia di Mutis, trasformò in Messico; talchè lo svedese botanico tutte le piante che ricevea da Montuosa, ha indicate come Messicane . Errore in verità molto sorprendente, poichè Linneo era in continua corrispondenza con Mutis, il quale trovavasi sopra Cartagena de Yndias; dunque per nessun conto nel Messico; e fu solo per visitare le miniere al nord di Santa Fe, che si allontanò dalle selve di china di Mave, Gascas e dall’Aseradero. Mutis, in uno scritto al Vice-Re Don Manuel Antonio Florez, accenna per motivo della tarda scoperta della Cinchona, l’aver egli intraprese sino al 1772 le sue botaniche escursioni sempre fuori dei primi 5. ° di latitudine settentrionale; ch’egli risguarda come patria esclusiva della china. Il grande naturalista non presentiva allora che si sarebbe trovata Cinchona all’imboccatura del Rio Opon, e a Santa Marta, dunque sino al 10. ° di latitudine settentrionale. Esempigrazia: Manettia reclinata. Nel 1761, col mezzo del Direttore delle monete Santisteva, si procurò Mutis i primi esemplari secchi della china gialla di Loxa (C. cordifolia). A quest’epoca le cognizioni intorno al genus Cinchona erano quali egli le avea partecipate a Linneo. Nel 1772 scorrendo a cavallo in compagnia del suo amico D. Pedro Ugarte attraverso il bosco di Tena, in poca distanza dal montuoso pendìo di Santa Fe, scoprì piante di china; e un anno dappoi ne trovò eziandio tra Honda e Guaduas, di cui ne presentò un arbusto fiorito al Vice-Re Don Manuel de Guirior, che giungeva in quel punto sul fiume della Maddalena, siccome una nuova testimonianza preziosa di questo paese, già largamente arricchito dalla natura con altre utilissime piante, tra le quali sono rimarchevoli, la Myristica Otoba, il Laurus cinnamoides Mut., il Laurus Putseri Mut., il Caryocar amigdaliferum Mut., quattro specie di Styrax, la Tuluifera indica, l’Alstonia theaeformis Mut., la Psychotria emetica Mut., il Ceroxylon andicola Humb., l’Aeginetia caranifera Mut., la Wintera grenadensis, la Quassia simaruba, e altri preziosi legni ad uso di tinture. È nella storia delle scienze comune avvenimento di considerare scopritore di alcuna cosa non chi fa la scoperta, ma quegli che l’altrui sa con certa franchezza spacciare come propria. Mutis, uomo di carattere liberale, e alquanto stravagante, non avea invocata alcuna ricompensa dal Governo: esaminava in silenzio le nuove specie di china da lui ritrovate, ed occupavasi del loro uso in medicina. Appena nel 1783 ebbe un reale assegno, quando da Gongora, il quale era allo stesso tempo Vescovo e Vice-Re, venne organizzata la spedizione botanica di Santa Fe. Quattr’anni dopo la scoperta del dott. Mutis (1776) uno scaltro e contenzioso medico di S. Fe, Don Sebastian Jose Lopez Ruiz, nativo di Ganama, seppe persuadere il governo spagnuolo, aver egli scoperte le prime chine in Nuova-Grenada: ne mandò esemplari a Madrid, e molto parlando dell’importanza del nuovo articolo di commercio, ottenne in ricompensa un’annuale pensione di 2000 piastre. Da documenti autentici, che Lopez mi fece, in gennajo 1802, pervenire col mezzo di suo fratello canonico in Quito, onde dimostrarmi la priorità di sua scoperta, rilevai, aver egli nel 1774 riconosciuta la Cinchona ne’dintorni di Honda, e fattine i primi esperimenti ad uso medico nel 1775. Lopez non fruì lungo tempo dell’intera pensione. Il Vice-Re Gorgova, il quale assai stimava Mutis, e il di lui primo secretario Don Zenon de Alonzo, zelante promotore delle scienze, avendo alla Corte svelato non essere egli il primo ritrovatore della china di Nuova-Grenada, gli venne dimezzata, e indi tolta per intiero dal Vice-Re, quando, invitato a recarsi a Darien, ove pretendeva aver pure scoperta Cinchona, ricusò d’andarvi. D’allora in poi insorse grande contesa sopra la priorità della scoperta. Lopez venne in Europa, e seppe di nuovo guadaguarsi molte piastre di assegno; e cattivatasi con adulazione la benevolenza di alcuni botanici nemici di Mutis, gli fu da costoro accordato in parte l’onore della scoperta: onore, cui si è fitto in capo di aspirare anche il colonnello Don Antonio de la Torre Miranda nella sua topografia della provincia di Cartagena, che porta per titolo: Noticia individual de los poblaciones nuevas fundadas en la provincia de Carthagena; benchè egli dica schiettamente di aver trovata la china di Nuova-Grenada la prima volta presso Fusagasuga nel 1783, cioè undici anni dopo Mutis. Nel 1800 mandò il governo Spagnuolo il sig. Luigi Derieux, perchè facesse proseguire la piantagione di Cinchona e di Laurus Cinnamoides incominciata da Mutis a Mariguita nelle missioni di Andalusia, promovesse la coltura della Myristica indigena, e sopra intendesse all’appalto della china di Nuova-Grenada. Vi si recò costui con 2000 piastre di assegno, col titolo generale di Commissionado y encargado de investigationes de historias natural en el Nuevo Reyno de Grenada. — Ma non molto dopo, per motivi politici, fu obbligato abbandonare quel Vice-Regno; e le piante di china ora crescono senza coltura; la quale, a dir vero, non corrispose per nulla all’aspettazione del governo, comunque foss’egli impegnato di migliorarla. Da questa semplice storía potrà ognuno rilevare, che tutta la china sino al 1772 veniva raccolta nelle selve di Loxa, Ayavaca e Jaen de Bracamorros, dunque solamente tra il terzo e quinto grado di latitudine meridionale, e che soltanto nel 1772 furono introdotte nell’emisfero settentrionale specie di Cinchona originarie dell’America meridionale; cioè chine scoperte tra il 4. ° e 5. ° di latitudine. Sino a questo tempo non se ne conosceva ancora del Perù propriamente detto, e particolarmente dei monti vicini alla capitale Lima. La valle di Rio Calvas, e il castello di Ayavaca, nelle cui vicinanze cresce l’ottima Cinchona condaminea, conosciuta nel 1738, appartiene veramente in rapporto politico al Perù, ma ambidue giacciono agli ultimi confini del Corregemiento di Loxa, e la china di Ayavaca, siccome quella di Jaen, furono vendute sotto il nome di Cascarilla fina di Uritusinga e imbarcate per Payta. Il vero commercio della china peruviana cominciò del 1776. Don Francisco Renquifo trovò presso Huanuco sul monte S. Cristo val de Cuchero la Cinchona nitida Ruiz, specie molto affine alla china color d’arancio di Mutis (Cinchona lancifolia); e Don Emanuel Alcarraz ne trasportò le prime prove a Lima, dove ne introdusse l’uso in medicina. Gli editori della Flora peruviana non inoltraronsi nel 1779 sino al fiume delle Amazzoni: arrestaronsi alla foce dei fiumi che vi concorrono. Visitarono le deliziose valli di Tarma, Xauxa e Huamalies, e determinarono i caratteri specifici delle specie del Perù settentrionale nel 1779; dunque sette anni dopo che Mutis aveva incominciate le sue ricerche sulle specie di Cinchona di Nuova-Grenada. Indi a poco a poco si trovarono chine nelle parti meridionali e settentrionali dell’America meridionale, nei monti vicini a Santa Marta, nel regno di Buenos-Ayres presso la Paz e Cochabamba, dove un offiziale di marina, Rubin de Celis, e il botanico tedesco Taddeus Hänke fissarono l’attenzione degli abitanti sopra questo prezioso prodotto. Nel 1780, per mezzo de’porti di Payta, Guayaquil, Lima, Buenos-Ayres, Cartagena e Santa Marta, venne l’Europa inondata di china di diverso grado d’efficacia, che in parte veniva immediatamente dalla Spagna, e in parte per contrabbando dall’America settentrionale o dall’Inghilterra. Alle specie di china delle Indie occidentali furono qua e là frammiste le chine del continente: e chine furono dette alcune corteccie, per verità febbrifughe, ma per nessun conto spettanti al genus Cinchona. Cosi in Cadice chiamavasi la Cascarilla, Quina de Cumana e Quina de la Angostura; e senza riflettere, che chine di eguale efficacia possono mostrare differenze specifiche nel modo di loro azione, fu divisa tutta la china conosciuta in vera e falsa. Ricercavasi a preferenza la china di Loxa, e non si pensava che dal 1738 ne venivano da questa città in Europa almeno tre o quattro specie, provenienti da altrettante piante differenti. Si ignorava che la bontà della china non tanto dipendeva dall’essere corteccia di C. lancifolia ó di C. macrocarpa, quanto piuttosto dal luogo, dall’età della pianta e dall’appassire più o men rapido della medesima. Si confusero le specie, quando invece di essere in canutillos, cioè in sottili rotoli, era in grossi cortezones od in polvere: ed ora per errore ora per frode si mescolarono scorze di Wintera granadensis e di Weinmania liscia tra le corteccie della china; anzi talvolta fu smerciata per china questa stessa artificialmente colorita colla infusione del legno del Brasile. In questo stato di cose nacquero gli strani pregiudizj sul giudizio della Cinchona. Certe case di commercio in Ispagna, che da mezzo secolo possedevano esclusivamente il commercio della china di Loxa, cercarono discreditare la china di Nuova-Grenada e del Perù meridionale, e trovarono cortesi botanici, i quali innalzando varietà a specie, spaciarono essere tutte le chine del Perù specificamente diverse dalle chine di Santa Fe. I fisici, ad imitazione de’Papi, tirarono una linea di demarcaz one sulla carta, e sostennero che al di là d’un certo grado di latitudine verso l’emisfero settentrionale non poteva nascervi china attiva. Siccome però il commercio delle chine di Huamalias e Huanuco, celebrate da Ortega, Ruiz, Pavon e Tafalla, passò tosto nelle mani di coloro, che facevano il commercio nel mare del Sud colla vecchia china di Loxa; così le nuove chine del Perù si introdussero più agevolmente in Ispagna, che non le chine di Santa Fe. Quest’ultima al contrario, che gl’Inglesi e gli Americani del nord facilmente procuravansi in Cartagena, siccome porto favorevole al contrabbando, acquistò principalmente fama in Londra, Germania e in Italia. L’effetto delle brighe de’commercianti andò tant’oltre, che in Cadice per decreto reale fu abbruciata una gran quantità di eccellente china color d’arancio di Nuova-Grenada, che Mutis a spese del Governo avea fatto scorticare; mentre in tutti gli spedali militari soffrivasi grande penuria di questo prezioso prodotto dell’America meridionale. Porzione della china condannata alle fiamme fu secretamente comprata da’mercanti inglesi, e venduta ad alto prezzo in Londra. Ma quegli che maggiormente contribuì a suscitare novelli dubbj sulla bontà della china di Santa Fe, fu il sig. Zea, ispettore attuale del giardino botanico di Madrid, il quale negli Annales de Cuencias naturales, contro gli editori della Flora peruviana sostenne, che le specie di chine del Perù da essi descritte erano identiche colle chine del Mutis, e che aveano descritte le stesse specie sotto due sino a tre differenti nomi. Il supplimento alla Quinologia è scritto con tale rancore che sdegna il tranquillo naturalista, cui sta a cuore i veri progressi della scienza. Pria di passare dalla storia della scoperta alla propagazione geografica, e all’esposizione dei fisici rapporti della Cinchona, getteremo uno sguardo sulle differenze specifiche delle sue diverse specie. Un’analisi accurata botanica sarebbe contraria allo scopo di questo trattato. La tenteremo io e Bonpland nella descrizione delle 2000 nuove specie di piante scoperte nella nostra spedizione, e già in parte dall’amico nostro Willdenow determinate. E siccome pressochè, ogni specie di china cresce in una propria regione, ed ha un particolare grado di elevatezza nel pendìo de’monti della catena dell’Andes, è quindi indispensabile per trattare con fondamento di quest’oggetto, di rivedere almeno la sinomimia delle specie officinali più importanti. Io non parlerò strettamente se non di ciò che ho io stesso ocularmente osservato. (sarà continuato) Omodei. Delle foreste di China nell’America meridionale, di Alessandro von Humboldt (Vedi il num. III. pag. 260.) CAPITOLO SECONDO. Il genus Cinchona appartiene a quei generi di piante, le cui specie sono state ne’moderni tempi prodigiosamente accresciute. Linneo non ne conosceva che due specie, la C. officinalis e la C. caribaea: nove ne annovera Vahl nel suo trattato sulla China; undici Lambert nella sua monografia , e ventuna Persoon nel suo picciolo Enchiridium botanicum comparso nel 1805 . Aggiuntevi le due Cosmibuene della Flora peruviana, altre volte comprese tra la Cinchona, la Cinchona excelsa Roxb. scoperta nelle Indie orientali, la mia C. condaminea, la C. spinosa di Vavasseur, e la C. brasiliensis a foglie minute di Willdenow non ancora descritta, e scoperta nella spedizione di storia naturale intrapresa per commissione del conte Hoffmannsegg, il numero delle piante di China conosciute, si troverà in oggi portato a 27 specie. Gli autori della Flora peruviana hanno per verità creduto di averne descritte essi soli 13 specie: ma Mutis a sette solamente riduce tutte le cinchone da esso lui esaminate nell’America meridionale; e il prof. Zea, negli Anales de ciencias naturales de Madrid per l’anno 1801, avventurò persino di sostenere che quasi tutte le specie fornite d’efficacia, indicate da Ruiz e Pavon, possono ridursi alle quattro specie descritte da Mutis nella Gazzetta letteraria di Santa Fe de Bogota per l’anno 1793 , e conosciute sotto il nome di C. lancifolia, C. oblongifolia, C. cordifolia e C. ovalifolia. Sckrivter of Natur historie Selskabet I. B. 1. St. p. 16. Description of the genus Cinchona 1797. Synopsis plantarum P. I. p. 196. Pubel periodico de Santa Fe 1793. N. 111. In effetto non conosco alcuna pianta più variabile nella forma delle foglie della Cinchona. Quegli che nel determinarne le specie unicamente si affida a parziali esemplari secchi degli erbolaj, e non ha l’opportunità di esaminarne egli stesso le piante nelle foreste, crede spesso nelle foglie di un medesimo ramo, di vederne differenti spezie, presso appoco come avviene nella Broussonettia papyrifera. Noi vidimo la China gialla, C. pubescens Vahl, allo stesso tempo foliis ovatis, oblongis, ovato-lanceolatis e ovato-cordatis. Mutis chiama questa China, C. cordifolia, perchè è l’unica specie in cui ritrovansi talvolta foglie cuoriformi. La medesima specie, p. e. la China bianca, C. ovaliſolia Mutis (C. macrocarpa Vahl), trovasi ora foliis utrinque laevibus, ora foliis utrinque pubescentibus. Codeste varietà possono vedersi nelle eleganti tavole colorite datemi in dono dal sig. Mutis nel mio soggiorno in Santa Fe, ed ora conservate nel Jardin des plantes di Parigi assieme a un completo erbario della mia spedizione alle regioni tropiche. Anche la China a foglie di alloro, C. condaminea, la China più fina di Uritusinga, al crescere della medesima sopra monti eguali all’Etna o al S. Gottardo, ha le più varioformi foglie, ed ingannerebbe gli scorticatori di china, se non ne riconoscessero le piante alle ghiande per sì lungo tempo dai botanici neglette. Per far vedere contra Ruiz e Pavon quanto siano equivoci tutti i caratteri dedotti unicamente dalle foglie, in Gonzanama poco lungi da Loxa, stampammo gran numero di queste eterogenee forme delle foglie con nero degli stampatori. Il metodo da lungo tempo noto, ma tuttora imperfetto degli Ectypa è di un vantaggio inestimabile per codesti e somiglianti scopi; esso somministra a’viaggiatori molto affaccendati un mezzo facile di ottenere in pochi minuti i più fedeli abbozzi delle figure. Supplement a la Quinologia p. 32. Se adunque la varia altezza del luogo, la dolcezza o asprezza del clima, il trovarsi dei tronchi isolati o circondati da altre piante, il crescere rigoglioso, e la maggiore o minore umidità del suolo, fanno sensibilmente variare la forma e lisciezza delle foglie delle piante di China, nel precisarne i caratteri uopo sarà avere tanto maggior riguardo alla forma de’fiori, e particolarmente alla lunghezza degli stami, e al rapporto tra i filamenti e le antere, non meno che tra la parte scoperta o nascosta dei filamenti. Non basta dividere le specie in quelle che hanno corollam glabram o hirsutam, stamina exerta o inclusa. Un osservatore diligente quasi in ogni specie trova sensibili variazioni nella forma della corolla. Per modo d’esempio la C. parviflora Mut. ha filamenta basi dilatata et pubescentia; la C. macrocarpa Vahl, filamenta vix ulla, antheras in parte superiori tubi latentes; la C. oblongifolia Mut. filamenta brevissima, antheras infra medium tubi sitas. La Cinchona ovalifolia Mutis, la China bianca, varia spesso da 6 a 7 stami; la C. condaminea solamente da 3 a 4. Nella prima il limbus ha il più comunemente 6 o 7 incisioni; nella seconda più spesso ne ha 4. Nella Cascarilla fina della provincia de Jaen, che Bonpland in breve descriverà, trovai l’antera costantemente più breve della parte libera del filamento, e questa parte libera di nuovo più lunga della parte nascosta nel tubo della corolla; mentre nella Cascarilla fina di Uritusinga, ossia nella C. condaminea, le antere erano il doppio più lunghe della parte libera del filamento, e questa parte libera due terzi più corta della parte nascosta. L’indicazione di questi rapporti manca quasi totalmente nelle altronde eccellenti descrizioni della Cinchona di Vahl, di Swartz e degli autori della Flora peruviana. In commercio molte scorze sono denominate corteccie di China, che non appartengono al medesimo genere di Cinchona. Così chiamavasi in Ispagna Quina de la Guayana o de la Angostura l’ottimo rimedio scopertoci dai Cappucini Catalonesi delle missioni al fiume Carony. Mutis conobbe la prima volta la corteccia di Angostura nel 1759 in Madrid presso don Vincente Rodriguez de Rivas; ne usò nella sua pratica; e sino d’allora sospettò che non appartenesse al genus Cinchona. Loefling morì nelle missioni di Carony senza conoscere questo prezioso prodotto, il quale venne dappoi attribuito ora alla Brucea ferruginea propria dell’Abissinia, ora alla Magnolia glauca, ora, e con più verisimiglianza, alla Magnolia Plumeri delle Indie occidentali. Nella nostra spedizione ebbimo occasione di esaminare i caratteri botanici della pianta Cuspa onde traggesi la corteccia di Angostura; e vi scoprimmo un nuovo genere, cui il celebre nostro amico Willdenow negli Atti dell’ Accademia delle scienze, ad onore del mio compagno di viaggio impose il nome di Bonplandia; nome che gli venne conservato, poichè abbiamo cambiato la Bonplandia geminiflora del Messico introdotta da Cavanilles in Caldasia heterophylla. Pubel periodico de Santa Fe. N. 97. p. 337. Samml. deutscher Abhandl. fuer 1801 und 1802 p. 36. Dalla Cinchona parimenti diversa è la china di Cumana, spedita nella Spagna quattro o cinque anni fa sotto il nome di Cascarilla de Nueva Andalusia da quell’indefesso Governatore don Vincente Emparan. Un chimico distinguerebbe difficilmente questa corteccia di Cuspa dalla vera corteccia di china. Essa è un ottimo febbrifugo. Ma per quanto osservassimo la pianta Cuspa di Rio Manzanario presso Cumana per lo spazio di circa un anno, non ci venne giammai fatto di rinvenirne i fiori; ond’è, che non sappiamo ancora per quali caratteri il genere Cinchona differisca dal genere Bonplandia, benchè la mancanza delle stipole, la direzione delle foglie, e l’intero habitus inducano forte sospetto, che la Cuspa non sia per nessun conto Cinchona. La mancanza delle stipole è quivi il carattere più significante: poichè ad onta delle foglie alterne potrebbe la china di Cumana esser tuttavia Cinchona, nella stessa guisa che il Cornus alternifolia sta isolato tra dodici specie di Cornus foliis oppositis. Neppure ci fu possibile di assicurarci se la corteccia di China di Atacamez, villaggio situato a ponente della villa di Ibarra sulle coste del mare del sud tra Rio verde e Rio Esmeraldita, ottengasi veramente da una specie di China. I suoi fiori, che vidimo soggiornando nella città di Popayan, non furono ancora esaminati da alcun botanico, eccettuate le poche notizie dateci nella monografia di Lambert da Brown, il quale nel 1793 trovavasi nel mare del sud; ma che per inesperienza geografica, o per istravolgimento del nome chiamolla Bark of Tecamez invece di Cascarilla of Atacamez. Un quarto genere di piante che somministrano corteccia di china è il genus Cosmibuena della Flora Peruviana, sotto cui è compresa la Cinchona longiflora Mutis, ossia Cinchona grandifolia Ruiz, pianta di sorprendente bellezza che vidimo spesso pompeggiare con vaghi fiori olezzanti in profonde e ardenti valli. Gli stami giacciono profondamente nascosti nel tubo della corolla, e i semi assomigliano quelli delle altre specie di Cinchona in guisa, che difficilmente alcuno potrebbe persuadersi di fare del genus Cosmibuena un genere particolare. Per lo contrario sarebbe forse lodevole progetto, di riunire in un quinto genere particolare analogo alle cinchone le piante di China a stami molto sopravanzanti il tubo della corolla, siccome sono la C. caribaea di Jacquin, la C. angustifolia di Swartz, la C. brachycarpa e la C. floribunda. Le sette specie quivi spettanti hanno lo speciale carattere di abitare tutte indistintamente isole, cioè le isole Filippine, le isole delle Indie occidentali e del mare del Sud, valli cocenti, e prediligere il piano a’luoghi montuosi. Nel continente dell’America meridionale non conosco che due specie che hanno stamina exerta, la C. longiflora di Lambert della Guyana francese, e la C. dissimiliflora Mutis non ancora descritta (staminibus longe exertis, corollae laciniis tubo longioribus, foliis cordato oblongis), la quale nel regno di Nuova Grenada discende sul pendio de’monti verso il piano sino a 200 tese sopra il livello del mare. Nelle Indie occidentali trovasi la C. caribaea e la C. angustifolia in punti ancora più profondi, persino ne’luoghi che hanno la temperatura opportuna per la coltivazione delle canne da zucchero. Tutte codeste cinchone delle isole, staminibus exertis, hanno corolle liscie, e tutte, non eccettuata l’unica C. philippica pedunculis biternato corymbosis, scoperta da Nee a Santa Cruz de la laguna presso Manilla, hanno stigma capitatum o obtusum: mentre in tutte le cinchone staminibus inclusis, rimarcasi uno stigma partito, e la corolla or liscia ora villosa. Già Mutis nella Gazzetta letteraria di Santa Fe propone, di separare le cinchone a lunghi stami sopravanzanti molto il tubo della corolla dalle restanti. «Io non so, dic’egli, che ne pensasse il mio amico Linneo delle corteccie di China del mare del Sud: l’essere esse ricevute nel supplimento dimostra solamente l’assenso del figlio, la cui opinione non ha per me lo stesso valore delle opinioni del padre.» Gli autori della Flora peruviana vorrebbero ridurre queste cinchone delle isole alle Portlandie; ma Swarz dimostra con ragione nel Giornale per la botanica di Schrader , che nelle cinchone delle isole, come in quelle del continente, la capsula ha un dissepimentum loculorum exacte parallelum, e nella Portlandia un dissepimentum vere contrarium: ragione per cui la Portlandia corymbosa di Ruiz non può essere vera Portlandia, ma vuolsi comprendere tra le cinchone filamentis e basi tubi ortis, cioè C. caribaea, C. floribunda, e C. brachycarpa, gruppo di piante che Swarz similmente a motivo dei fiori e non dei semi vorrebbe riunire in un genere particolare. A dir vero la C. excelsa, che ha foglie lunghe spesso 12 pollici e larghe 4, scoperta nelle Indie orientali, e che sta come trammezzo alle cinchone delle Indie occidentali e dell’America meridionale, parrebbe dissuadere la proposta separazione de’due generi. Però la C. excelsa Roxb. è meno analoga alle cinchone delle isole, che alle cinchone di Nuova Grenada e del Perù: corolla pubescenti, staminibus medio tubi insertis nec e basi tubi nascentibus, antheris nec filamentis exertis, margine seminum lacero haud integro. Le antere in questa specie delle Indie orientali sono otto volte più lunghe dei filamenti. Dalla forma dei semi ben difficilmente potrebbe desumersi alcun carattere per riunire le cinchone delle isole in un genere particolare. Esse distinguonsi dalle corteccie di China del continente dell’America meridionale : Valvulis minus extrorsum divergentibus et receptaculo ovato nec lineari, seminumque margine integro nec lacero. I semi, oltre il margine liscio nè intaccato, che trovai quasi costante, presentano nelle restanti forme variazioni appena sensibili; che le une alle altre, come in una catena, tutte le chine riuniscono. Per il nuovo genere delle cinchone delle isole, abitanti le pianure delle regioni calde, vi resterebbe ancora, corolla glabra filamentis longe exertis ex basi tubi nascentibus. Semina margine integro cincta. Stigma simplex capitatum. Ma vuolsi osservare. 1. Che molte cinchone staminibus inclusis, e la C. grandifolia Ruiz hanno corollam glabram. 2. Che la C. philippica ha filamenti sopravanzanti molto il tubo della corolla, stigma bilamellatum, e probabilmente semina margine integro cincta. 3. Che la C. excelsa ha stigma subcapitatum leviter emarginatum, e semi non intaccati, nè filamenti risorgenti fuori del tubo della corolla: eccezioni tutte, le quali renderanno mai sempre ardimentoso troppo il tentativo di separare generi naturali di piante cotanto analoghi. Cavanilles Icon. T. IV. p. 17. tab. 329. Flor. peruv. T. II. praef. p. 49. Band I. p. 378. Schrader op. cit. p. 359. Estranea al genere Cinchona sembra pure a primo aspetto la singolare C. spinosa dell’isola di S. Domingo, per le sue foglie meravigliosamente minute, e spesso ternoverticillate; e più ancora lo sembra, per il colore dalle vere piante di China diverso, un’altra Cinchona spinosa, che nasce sulle coste del mare del Sud presso Guayaquil, e fattaci conoscere dal sig. Tafalla nel soggiornar che fecimo colà nell’inverno del 1803. Quest’ultima specie non per anco descritta, è una pianta a vitichj, e quindi in qualche maniera analoga al genus Danais del Madagascar, che Persoon riduce alla Portlandia, poichè la Paederia fragrans rassomigliante la Cinchona è stata disgiunta dalla Paederia foetida. I semi di questa nuova C. scandens di Tafalla, sono nel resto dell’intutto simili ai semi della Cinchona febbrifuga: onde può questa pianta risguardarsi come uno de’più singolari fenomeni della fisonomia vegetabile. La somiglianza dei semi delle vere Cinchone, ci conduce alla considerazione della Pinknea pubescens Michaux , pianta, che vidi coltivata assieme alla C. caribaea nel ricchissimo giardino botanico del sig. Hamilton in Filadelfia. La Pinknea cresce lungo il fiume delle Marie nella provincia della Georgia, ed è stata descritta da Batram propter calycis laciniam unicam foliaceam bracteaeformem sotto il nome di Mussaenda bracteolata. Se questa pianta analoga al genere Cinchona, e abitante fuori delle tropiche regioni possegga forza febbrifuga, ignorasi tuttora. Walker bensì, in due eccellenti dissertazioni, ha dimostrato, che la corteccia del Cornus florida della Virginia, e quella del C. sericea di Pensilvania, della Sud- Carolina, e perfino del Liriodendron Tulipifera potrebbero vantaggiosamente usarsi nell’America settentrionale come rimedio febbrifugo . Nel Regno di Nuova-Spagna, dove non si è sinora scoperta alcuna specie di China, l’Ispettore del giardino botanico dell’Accademia del Messico mi ha assicurato, che alla China di Loxa vi si può supplire colla Portlandia mexicana, ritrovata da Sesse e non per anco descritta; e nelle Indie orientali, secondo il Dott. Klein in Tranquebar, colla Swietenia febrifuga disegnata da Roxburgh. Anche la corteccia di China della Guyana francese, conosciuta in Francia sotto il nome di écorce fébrifuge de Cayenne, deriva da una pianta molto analoga alla Portlandia, Portlandia hexandra di Swarz e Jacquin, (Coutarea speciosa di Aublet) e non già da alcuna cinchona, siccome abbiamo fatto vedere, che da cinchone neppure deriva la così detta China di Cumana o la Cuspa dell’Angostura. Flor. Americana I. p. 109. Walker on the virtues of the Cornus and the Cinchona comparated. Philad. 1803. Roger diss. on the proprieties of the Liriodendron. Philadel. 1802. Ventenat Tableau du regne végétal. T. II. p. 378. Fin qui dei caratteri generici delle piante analoghe alla cinchona, e tutte spettanti alla grande famiglia delle Rubiacee. Nella stessa guisa, che vediamo il Caoutchouc separarsi in copia dal sugo di piante assai differenti; in Orinoco e nella Cayenna dall’Hevea, nel Canno Pimichin che cade nel Rio Negro, dalla pianta Jacio, nel Regno di Nuova Grenada da una nuova specie di Fico, nella provincia Popayan presso l’indiano villaggio la Cruz da una Lobelia che in appresso descriveremo, a Bengala dall’Urceola elastica disegnata nel 5 volume delle Asiat. Researches, nel Madagascar dalla Commiphora madagascarensis; nella stessa guisa offre la natura il principio febbrifugo della China, ossia quel mescuglio ricco di concino e avido di ossigeno, che noi di eminente bontà troviamo nella C. condaminea, nella C. pubescens Vahl e nella C. lanceifolia Mutis, in piante, che per nessun conto appartengono al medesimo genere. Un chimico forse vi troverebbe maggiori differenze tra le corteccie febbrifughe delle Indie occidentali e dell’America meridionale, che tra la Cuspa di Cumana e la China di Loxa; eppure la pianta di Cuspa foliis alternis stipulis nullis, è verosimilmente un genere meno analogo alla Cinchona. Si nomina spesso la Cecropia peltata come una pianta, che somministra una parte del Caoutchuc di America. Ma io dubito che in alcuna parte del nuovo Continente si impieghi a qualche uso questo sugo cotanto difficile da condensarsi. (sarà continuato). A. O. Delle foreste di China nell’America meridionale, di Alessandro de Humboldt (Vedi il num. V. pag. 145). Indicate con accuratezza le piante che hanno qualche analogia botanica colla Cinchona, e quelle sostanze che in commercio sono presso diverse nazioni conosciute sotto il nome di China, di Cascarilla, di Quinquina o écorce fébrifuge; distinte le Cinchone che hanno stami rinchiusi non risorgenti dal fondo del tubo della corolla, stigma diviso e semi con margine dentato, dalle Cinchone delle isole, i cui lunghi stami nati profondamente dal tubo della corolla hanno stigma intero e semi con margine liscio; esaminata l’affinità e la supposta identità di genere tra la Cinchona, la Portlandia, la Coutarea, la Cosmibuena, la Pinkneya, la Danais, la Bonplandia, la Cuspa e la pianta di Atacamez; uopo è che ci facciamo a determinare quelle specie di Cinchona, che per il commercio e la medicina sono divenute più importanti. Senza un’accurata analisi de’caratteri specifici, e senza rettificare una parte della sinonimia, quanto sono per dire intorno alla propagazione geografica della corteccia febbrifuga, e i suoi rapporti fisici, sarebbe rimasto oscuro ed equivoco, poichè, come già dissi superiormente, quasi a ciascuna specie è stata assegnata una particolare regione, ed alcuni botanici con grave danno della scienza hanno col medesimo nome indicate le più eterogenee specie. A cagion d’esempio la Cinchona longiflora Mut. e la C. longiflora Lambert, hanno amendue corollam glabram, e spettano tra le Cinchone meno febbrifuge e proprie de’climi caldi, e sono tuttavia tra loro diversissime. La prima, di Nuova Grenada, ha stamina inclusa, ed è verosimilmente identica colla C. grandiflora Flor. Peruv.; al contrario la C. longiflora di Lambert, della Guyana Francese, appartiene alle specie che hanno filamenta longe exerta e capsule brevissime. La C. caribaea Jacq. è pure dell’intutto diversa dalla C. caribaea descritta nel Journal de Physique october 1790. Le seguenti diagnosi non sono ricopiate da opere altrui: in parte sono frutto delle mie proprie osservazioni istituite da me medesimo sulla natura, e in parte dell’istruttiva conversazione col Sigr. Mutis. Caratteristica di alcune specie di Cinchone. Vahl nella sua Monografia ampliata da Lambert divide tutte le specie in due gruppi di piante: floribus tomentosis staminibus inclusis, e floribus glabris staminibus exertis. Questa divisione ha il difetto di riunire due caratteri non sempre osservabili allo stesso tempo in tutte le Cinchone conosciute: poichè, se da una parte non havvi Cinchona floribus tomentosis con stami molto risorgenti all’infuori del tubo della corolla (nelle specie delle Indie Orientali essendo visibili solamentele antere), per l’altra ve n’ha di quelle la cui corolla è liscia, e rinchiusi sono gli stami, quali p. e. sono la C. parviflora Mut. e la C. grandiflora Flor. Peruv. La divisione in Cinchone staminibus inclusis, stigmate bilamellato, seminum ala denticulata vel lacera, e in Cinchone filamentis insertis ex imo tubo nascentibus, seminibus membrana integra cinctis, benchè un poco più esatta, sembra però meno giusta logicamente della divisione in Cinchone che hanno la corolla liscia, e in quelle che l’hanno pelosa: dappoichè con quest’ultimo ordine il primo spartimento soltanto si scomporrebbe secondo la lunghezza degli stami in due picciole tribù, cui indi seguirebbero tutte le specie febbrifuge in un gruppo, vantaggio per verità solamente secondario. A cinchonae corollis tomentosis 1. C. Condaminea, corollae tubo hirto, foliis ovato-lanceolatis utrinque glaberrimis, in axillis nervorum interne scrobiculatis. Humb. e Bonpl. Plant. Équin. Fasc. II. p. 29. tab. 10. Questa specie, la China fina di Uritusinga, si distingue dalla C. glandulifera Flor. Peruv. con cui unicamente potrebbe scambiarsi, dall’ avere quest’ultima la corolla solummodo intus lanuginosa, tubo externe glaberrimo, foliis inferne villosis e dall’annoverarsi dagli abituati di Chicoplaya, i quali la chiamano Cascarilla negrilla, tra le specie meno efficaci di China. Flor. Peruv. t. 3, p. 1, t. 224. La corteccia di Cascarilla fina di Uritusinga è da tempo immemorabile vantata nelle Spagne come il più sicuro rimedio contra la terzana; in oggi è unicamente riserbata per uso della farmacia regia, e quindi per ordine supremo esclusa dal commercio. Questa è la pianta che sopra ogni altra meriterebbe il titolo di C. officinalis; se di denominarla dalla sua bontà ed efficacia medicamentosa non ce lo vietasse l’osservare: 1. che non una ma tutte le specie di Cinchone a fiori pelosi o veluta ti sono officinali, e che alcuna specie non merita assoluta preferenza nell’uso medico, convenendo secondo diverse forme di mali or questa or quella specie; a cagione d’esempio nelle febbri intermittenti ostinate la C. condaminea, nelle vaste suppurazioni la C. lancifolia Mut., e nella reconvalescenza ad oggetto di prevenire le ricadute la C. cordifolia Mut. come più mite: 2. che, avendo diversi botanici chiamato C. officinalis la C. cordifolia Mut., la C. macrocarpa Vahl e la C. nitida Ruiz, l’imporre questo nome esclusivamente alla China fina di Uritusinga avrebbe facilmente dato luogo a confondere queste tre distinte specie. Quest’ultimo punto, egualmente importante per la sinonimia che per la materia medica, ci conduce a ricercare qual pianta descrivesse Linneo nella 12.ma edizione del Systema Naturae sotto il titolo di C. officinalis. L’opinione di Vahl che sia la sua C. macrocarpa del Regno di Nuova-Grenada mandata a Linneo da Ortega, non è plausibile; perchè questa tale sua C. macrocarpa non è altro che la nostra China bianca di S. Fe a grandi fiori, C. ovalifolia Mutis, la quale secondo la testimonianza di Mutis non fu giammai veduta da Linneo. Il gran botanico di Kopenhaghen, la cui morte prematura sarà compianta da tutt’i botanici, fu indotto in errore dal sapere: 1. che Linneo prese posteriormente la descrizione della C. officinalis da esemplari ricevuti da Santa Fe; e 2. dal supporre falsamente che tutte le foreste di China scoperte da Mutis ne’contorni di Santa Fe, risultassero di China bianca, ossia di C. macrocarpa. Act. Haun. I., p. 19. Lambert p. 22. Linneo sotto la denominazione di C. officinalis comprese, come si disse di sopra, due specie di piante affatto eterogenee. Mutis mi ha più volte assicurato verbalmente, che l’esemplare secco ond’egli ne ricopiò la diagnosi era China gialla, C. cordifolia Mut., la medesima specie che Vahl chiama C. pubescens, una varietà della quale ha folia utrinque glabra. E siccome la specie descritta da la Condamine nelle Memorie dell’Accademia per il 1738 è stata da Linneo indicata qual sinonimo, è dunque evidentemente manifesto, ch’ei ha riunito una specie di S. Fe con altra esclusiva de’contorni di Loxa. Ruiz nella Quinologia chiama C. officinalis una specie, che dappoi nella Flora peruv. descrive sotto il nome di C. nitida. Credeva allora che questa pianta delle foreste di Huamalies e di Xauxa, quindi lungi da Loxa, tra il 10°—12° di latitudine meridionale, fosse la China descritta da la Condamine: ma nel supplimento alla Quinologia pag. 68 si riconvenne dell’errore. In fatti la C. nitida, ossia la C. officinalis di Ruiz, non è altro che la Cascarilla naranjanda di S. Fe, ossia la C. lancifolia Mut. Cascarilla officinal. Quinologia art. II, p. 56. In memoria di quegli che primo descrisse la China fina di Uritusinga, l’abbiamo chiamata C. condaminea. Il titolo di C. officinalis non ci parve convenire, a motivo che questo stesso nome è stato dato a quattro differenti specie, cioè, a questa China fina di Uritusinga, alla C. pubescens Vahl, alla C. nitida Ruiz, e alla C. macrocarpa Vahl. Il sentimento di Ruiz che la pianta, oggidì chiamata in Loxa Gascarilla fina, fosse ignota all’astronomo francese, è smentito dalla concorde testimonianza di tutti gli abitanti di Loxa, Caxanuma e di Uritusinga, non meno che dalle osservazioni comparative fatte da Bonpland tra la nostra C. condaminea e gli esemplari raccolti da Jussieu e da la Condamine tuttora conservati a Parigi nell’erbario che porta il nome del primo. Non vi restò più alcun dubbio sulla identità della specie. La C. condaminea non è stata sinora che imperfettamente descritta, perchè, a guisa della Myristica, del Caryocar amygdaliferum e di molti altri preziosi prodotti delle regioni tropiche, non si trova che in un picciolissimo spazio. Ruiz, Pavon, Tafalla, Nee, Haenke, Mutis nè alcun altro botanico videro questa pianta nel suo luogo natio; onde non voglionsi considerare che come immagini imperfette quelle che di essa occorrono nelle Mém. de l’Academ. del 1738, p. 114, nell’Encyclopédie di Lamarck, pl. 164, fig. 1, in Vahl Skrivt. af Naturh. Selskabet 1, tab. 1, e nella Monogr. di Lambert, tab. 1. In tutte vi è stato fallito il vero carattere delle foglie: e sarebbe imprudenza l’addurre questa sinonimia finchè ci sono ignoti gli esemplari che loro hanno servito di modello. La nostra C. condaminea cresce tra il quarto grado di latitudine meridionale all’altezza media di 900 a 1200 tese sul pendio de’monti. Ama un clima un poco più temperato della China color d’arancio, la C. lancifolia Mut. di S. Fe, dove la media temperatura è di 19 a 16° di R., pressappoco eguale alla temperatura media delle isole Canarie. Io trascrivo quivi la diagnosi, da me abbozzata in Gonzanama, la quale, obbliata tra manoscritti astronomici, fu ommessa dal sig. Bonpland nell’edizione del secondo Fascicolo delle Plant. Équinoxiales. „Calix tubulosus basi angustatus sub-5-gonus subhirtus ore, 5-dentato, dentibus ovatis acuminatis patentibus. Cor. hypocrateriformis, tubo cylindrico rubro laevissimo hirto 5-gono (ad basin persaepe fisso), limbo 5-fido saepissime 4-fido, laciniis ovatis acutis, apice et margine ciliatis vel tomentosis, ciliis albis. Faux corollae et totius tubi pars interior rubra, 4-fida; saepius stamina quinque numeravi. Filamenta ex rubro albescentia, imo tubo adnata, cum eo cohaerentia, tertiam tubi partem aequantia, eademque tantum tertia sui longitudinis parte libera. Anthaerae flavae lineares, parte libera filamenti duplo longiores. Germen rotundum subdepressum rubescens, saepe punctatum et 5-sulcatum. Stylus fere longitudine tubi crassus, teres. Stigma tubum vix superans, viridescens, compressum, bifidum, saepe bipartitum. Capsula calice coronata, oblonga, flore tertia parte longior, bipartibilis, striato-costata, de medio hiscens, dissepimento parallelo. Semina plura, compressa, ala membranacea crenulata unita. — Rami cicatrisati post casum foliorum, sub- 4-goni, juniores glaberrimi, subpulverulenti. Folia petiolata; decussatim opposita, lanceolata obtusa acuta, integerrima, utrinque viridia, nullis venis rubris picta, fere laurina, glaberrima, in axillis nervorum inferne scrobiculata. Glandulae nullis pilis obsitae, convexitate in pagina superiori folii conspicua, venas altitudine superantes. Pagina folii inferior scrobiculum demonstrat. Petioli saeperubescentes, superne plani, inferne teretes. Stipulae deciduae, oblongae, carinatae. Panicula axillaris et terminalis, folio longior, floribus brevi pedicellatis. " In una pianta per la prima volta fiorita la grandezza delle parti è quale segue, in misura di Parigi: calice 1 [Formel] linee lungo; corolla 5 [Formel] linee; capsula 8 lin. lunga e 3 [Formel] lin. larga. Foglie senza picciolo cresciute rette, 4 poll. 3 lin. lunghe, e 1 pol. 9 lin. larghe. Le foglie giovani sono spesso lunghe cinque pollici; 4 pollici, 7 linee è la massima larghezza a cui arrivano. La C. condaminea varia grandemente nella forma delle foglie innanzi fiorire. Nelle piante molto giovani si osservano spesso folia lato-ovata e ovato-lanceolata. Coll’invecchiare della pianta le foglie diventano vieppiù picciole; e nel massimo vigore dell’accrescimento assai sovente scompajono quelle fossette, che, guardata la foglia nella parte superiore, rassembrano convesse ghiandolette. Nelle foglie larghissime, il cui Parenchyma è molto espanso, mancano quasi per intero. Pure anco in questo caso hannovi sempre sul medesimo ramo alcune foglie scrobiculate. 2. C. lancifolia foliis lanceolatis acutis utrinque glaberrimis. Mutis period. de St. Fe, p. 465 (et Flora Bogot. Mss.). In Santa Fe si conosce sotto il nome di Quina naranjada, Quinquina orangé, ossia China color d’arancio. Dopo la C. condaminea è la più febbrifuga; ed è questa la specie che Mutis nella sua Quinologia chiama China primitiva direttamente febrifuga, perchè la preferisce alle tre seguenti, e perchè egli crede, erroneamente però, che la China fina di Uritusinga sia identica colla Quina naranjada di Nuova-Grenada. La C. lancifolia ha foglie più picciole di tutte le altre specie di china corollis tomentosis, e costantemente lisce; al contrario della china bianca e gialla, le cui foglie sono talvolta pelose per la varietà dei luoghi. La Quina naranjada ama un clima rigido; cresce tra il quarto e quinto grado di latitudine settentrionale sul pendio de’monti all’altezza di 700 a 1500 tese. La media temperatura di questa situazione è pressappoco eguale a quella di Roma, di 13°. R. Quelle piante però di China, che si accostano maggiormente alla sommità dei monti, hanno spesso una temperatura di 8° 9.° Durante il freddo notturno il termometro in questi boschi alpestri discende sino al punto della congelazione: ma sino all’altezza di 1900 tese non nevica mai in questa latitudine. La Quina naranjada è come la C. condaminea una delle più rare specie di China. Persino nel regno di Nuova-Grenada vi si trova in molto minore quantità che la China rossa e gialla, le quali vi formano de’cespugli; al contrario della C. lancifolia, la quale sta sempre isolata; e per somma disavventura, è anco men facile a propagarsi per polloni di queste. Nelle Monografie di Vahl e di Lambert non si trova fatto cenno di questa Quina naranjada di S. Fe: n’è però incontrastabilmente un sinonimo la Cinchona angustifolia Ruiz, di cui se ne vede la figura nella pag. 21 del Suppl. a la Quinologia. Fa in vero meraviglia, che un botanico così diligente quanto Ruiz scambiasse l’antico nome di Mutis di C. lancifolia in C. angustifolia, che finora è stato dato da Swartz ad una nota Cinchona delle isole cor. glabris, staminibus longe exertis. Il professor Zea crede, e parmi con fondamento, che molte spezie della Flora Peruviana siano solamente diversi stati della Quina naranjada, dipendenti dall’età, dal clima e dal luogo. Così sembrano varietà della C. lancifolia Mut. 1. la C. nitida Flor. Peruv. II. Icon. t. 191 (Ruiz Quinolog. II. p. 96.) Cascarilla officinal. di Ruiz., 2. la C. lanceolata della Flor. Peruv. II. p. 51, e la C. glabra Ruiz Quinol. II. p. 64, la Cascarilla lampina, di cui non havvi alcuna figura. A queste vorrebbe Zea aggiungere anco la C. rosea Flor. Per. II. Ic. 199, specie che deve essere la più rara nel Perù, che discende nelle più profonde valli , fenomeno per verità che non troppa combina colla natura della C. lancifolia. Ruiz, Supp. à la Quinalog, p. 54. La corteccia febbrifuga di eminente efficacia celebrata in Cadice sotto il nome di Calisaya appartiene secondo Mutis alla C. lancifolia. Ruiz nella Quinologia la considerava quale sinonimo della sua C. glabra; ma nell’opera critica contro Zea ritirò quest’opinione, ed assicura non crescere intorno Huanuco alcuna specie, la cui corteccia rassomigli a quella della Calisaya. Del resto il nome di Calisaya è quello della provincia in cui nasce, e che giace nel Perù meridionale nell’Intendencia della Paz. Della China color d’arancio, come in generale delle tre seguenti specie di Mutis, della gialla cioè della rossa e della bianca, se ne trovano le figure nell’opera recente di Alibert , ricopiate da esemplari secchi, definiti da Mutis, e somministrati da Zea dal suo proprio erbario durante il suo soggiorno in Parigi. Traité des fiévres ataxiques, 2 édition. 3. C. cordifolia, fol. orbiculato-ovatis saepe subcordatis subtus tomentosis supra pubescentibus, Mutis, Mss. Quina amarilla, Quinquina Jaune, China gialla; la specie che Linneo ha descritto nel Syst. Nat. T. II. ed. 12. p. 64 sotto il nome di C. officinalis. Nella C. cordifolia e nella C. lancifolia risorgono le antere sino alla parte suprema della corolla; al contrario quelle della China rossa (C. oblongifolia) sono profondamente rinchiuse nella parte media del tubo. La C. cordifolia ha due varietà: 1. foliis vix cordatis utrinque glabris: 2. foliis utrinque hirsutis, chiamata dal volgo nel regno di Nuova Grenada China cannellata. Cresce tra il 4. ° di lat. settentrionale all’altezza di 900 a 1440 tese. Le foglie cuoriformi sono rare: havvene però quasi costantemente in ogni ramo. La C. cordifolia Mut., secondo le osservazioni di Bonpland instituite nell’erbario di Jussieu, donde ebbe Vahl il suo esemplare, è identica colla C. pubescens di quest’ultimo. Giuseppe di Jussieu raccolse cioè nel 1738 questa specie di China e la nostra C. condaminea nelle foreste di Loxa- Anco la C. ovata Flor. Per. II. t. 195. Cascarilla pallida Ruiz, Quinolog. art. 7 pag. 74, chiamata ne’dintorni di Pozuzo Pata de Guallerata, è pure un sinonimo della C. cordifolia Mutis. Ruiz e Pavon ne hanno essi medesimi testè riconosciuta l’identità . Supp. à la Quinolog. p. 18. 4. C. oblongifolia, foliis oblongis acuminatis glabris, filamentis brevissimis, antheris infra medium tubi latentibus. Mut. Mss. Quina roxa, Quinquina rouge de S. Fe. Differt a C. lancifolia 1. foliis latioribus majoribus oblongis nec lanceolatis. 2. antheris haud in summo tubo latentibus. Cresce tra il 5. ° di lat. settentrionale all’altezza di 600 e 1300 tese: abbonda specialmente nel regno di Nuova-Grenada ne’dintorni della picciola città di Mariquita, dove lungo tempo restò il sig. Mutis durante la sua spedizione botanica. Porta spesso frutti molto più grossi della China bianca, C. ovalifolia, onde con maggior ragione di questa meriterebbe il nome di macrocarpa. La sua corteccia è meno febbrifuga della scorza della C. condaminea e della C. lancifolia; lo è più della China gialla; C. cordifolia. È molto irritante per le costituzioni deboli, e quanto dannosa nelle malattie steniche altrettanto benefica usata esternamente nelle malattie muscolari, nelle piaghe cancrenose ed ulcere maligne. Ruiz medesimo conviene che la C. oblongifolia Mut., ossia la China rossa di S. Fe, è identica colla China gialla, Cascarilla amarilla Quinol. art. 6, p. 71, ossia C. magnifolia Flor. Peruv. II. Ic. 196, la quale a motivo dell’odore di arancio de’fiori è chiamata nel Perù Flor de Azahar, e nel Popayan Palo de requeson. . Period de S. Fe, p. 333. 5. C. ovalifolia, fol. elipticis supra glaberrimis subtus pubescentibus, antheris in parte tubi superiori latentibus, filamentis vix ullis. Mut. Mss. Quina blanca, Quinquina blanc. China bianca di S. Fe. Var. 1. fol. utrinque pubescentibus. 2. fol. utrinque laevibus. Queste varietà, e specialmente la prima, hanno spesso corollam 6-7-lobam, stamina 6-7. Cresce tra il 3 e 6 grado di lat. settentrionale, all’altezza di 700 a 1400 tese. La varietà a foglie lisce è assai comune ne’contorni di S. Marta. Ruiz e Mutis riconoscono eglino medesimi come sinonimo la C. macrocarpa Vahl (Lambert p. 22. pl. 3). Tra le Cinchone a corolle pelose è quella che porta i fiori più grandi. Non vuolsi però confonderla colla C. grandiflora Flor. Peruv. II. p. 54. (Cosmibuena obtusifolia Flor. Per. III. t. 198) che ha la corolla onninamente liscia. Suppl. pag. 18. 6. C. brasiliensis foliis oblongis acuminatis, venis subtus pubescentibus, panicula terminali, tubo calicis longitudine. Willd. Mss. È questa una specie a fiori picciolissimi, di cui, unitamente alla C. longiflora Aublet e Lambert della Guyana Francese, siamo debitori, siccome è stato superiormente avvertito, al conte di Hoffmansegg. È l’unica scorza febbrifuga scoperta sulle coste dell’America meridionale. Non si sa positivamente qual sia l’altezza del suo luogo nativo; siccome però è stata spedita dalle vicinanze della città di Gran Para, dove non hannovi che collinette, v’è ragione per congetturare ch’essa appartenga alle Cinchone delle regioni calde. Il carattere ritrovato da Willdenow, tubus corollae longitudine calicis, distingue questa Cinchona dalle altre fin qui descritte. Faux corollae hirsuta; pili rari breves in laciniarum corolla interiori superficie adpressi. 7. C. excelsa, corolla pubescente, filamentis e medio tubi nascentibus, antheris exertis, foliis oblongis acutis subtus pubescentibus. Roxb., Plant. of the Coast of Coromandel II. t. 106. La sola scorza febbrifuga scoperta nel vecchio continente: a motivo della sua amarezza non è stata finora adoprata per uso medico. Ha fiori picciolissimi bianco-verdognoli, e più d’ogni altra Cinchona foglie grandissime, lunghe talvolta 1 piede e larghe 5 pollici. I filamenti sono otto volte più brevi delle antere. La C. excelsa, Bundaroo degl’Indiani di Telinga, cresce sulla catena de’monti che scorrono tra levante e settentrione della costa della grande penisola dell’Indostan. Retzius, sopra notizie ricevute da König, ha parlato di una Cinchona di Malacca, rimpetto alla costa di Coromandel, che somministra la vera terra Japonica, detta Cottu Cambar, specie di prodotto vegetabile, che fu per lungo tempo erroneamente attribuito alla Mimosa spicata Pluck. Questa Cinchona di Malacca non sarebbe per avventura una specie diversa dalla C. excelsa? B cinchonae corollis glaberrimis. a. Staminibus inclusis. 8. C. grandiflora, tubo corollae longissimo, fol. lanceolato oblongis utrinque glabris. Io ho ritenuto l’antico nome della Flor peruv. benchè Ruiz chiami questa specie Cosmibuena obtusifolia (Flor. per. vol. III). Essa è identica colla C. longiflora Mut., denominazione la quale arrecò non poca confusione, perchè con tal nome fu già chiamata da Lambert la corteccia febbrifuga delle isole, stam. longe exertis, descritta nel Journal de Physique sotto il titolo di C. caribaea. La nostra C. grandiflora ha fiori odorosi gratissimi: cresce nelle regioni calde a due o trecento tese di altezza sopra que’monti la cui media temperatura è di 18—19 gradi. 9. C. parviflora, fol. ovatis glabris, filamentis basi dilatatis et pubescentibus Mut. Mss. I semi di questa Cinchona sono più piccioli che in ogni altra. b. Staminibus exertis. 10. C. dissimiflora, foliis cordato-oblongis glaberrimis, limbo corollae tubo longiori, capsulis sublinearibus angustissimis. Mut. Mss. Questa e la C. longiflora Lamb. sono le sole specie del continente stamin. exertis. La prima cresce all’altezza di 200—700 tese nelle regioni calde. 11. C. caribaea Swartz. 12. C. longiflora Lamb. 13. C. lineata Vahl. 14. C. floribunda Swartz. 15. C. angustifolia Swartz. 16. C. brachycarpa Vahl. Queste sei specie crescono tutte nelle isole delle Indie occidentali ad una temperatura di 17—22° R. 17. C. corymbifera Forster. Nelle isole della Società nel mare del Sud. 18. C. philippica Cav. Scoperta da Nee presso Manilla. Io non ardisco di affermare che tutte le cinchone conosciute siano comprese sotto queste 18 specie. Quelle soltanto ho io voluto annoverare che per osservazioni proprie o per altrui perfette figure mi sono sembrate specificamente distinte. La C. acutifolia, la C. micrantha, la C. glandulifera, la C. dichotoma, la Cosmibuena e la C. spinosa meritano un più accurato esame. Forse converrebbe portare il genere a 24 specie. A. Q.